Il percorso studiato fra le piazze e gli ambienti di Villa Fiorentino non vuole tanto ‘celebrare’ la monumentalità delle opere di Arnaldo Pomodoro, quanto creare fra di esse e i luoghi in cui sono collocate, un rapporto nuovo: con il tempo della mostra – attraverso il quale lo spettatore può ‘leggere’ e prendere coscienza delle emozioni suscitate dal contatto con la materia; e con lo spazio: quello aperto della Città e quello chiuso della Villa, che lascia emergere la natura artistica dello scultore, da sempre radicata in un senso dell’architettonico e del simbolico di natura fortemente arcaica.
Si va incontro ad un continuo dipanarsi di segni, che si svolgono sulle sculture in bronzo, in fiberglass, sulle grafiche e sui libri d’artista (perché anche la carta è materia!); segni che il visitatore impara presto a ‘leggere’ non tanto per comprenderli, quanto per avvicinarsi a quel senso di familiarità il cui significato è da scoprire tutto dentro se stessi.
Fonte "Fondazione Sorrento"